Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim

Enrico Cornelio Agrippa da Nettesheim nasce a Colonia nel 1486 ed è stato un famoso alchimista, medico, mago e teologo tedesco.
L'opera principale è De occulta philosophia, scritta tra il 1510 e il 1530. In tre libri, l'autore difende il valore della magia rispetto a tutte le altre scienze, predendo le mosse dall'antica scienza ebraica, greca e caldea. L'opera è riconosciuta come un importante contributo alla filosofia rinascimentale nel definire le relazioni tra magia e religione. In essa Agrippa afferma che la magia, l'occulta filosofia appunto, è quella forma di filosofia più elevata in grado di spiegare i tre mondi, quello degli elementi, quello celeste e quello intellettuale.
Nel corso della sua vita ha svolto importanti incarichi in varie corti europee. Come diplomatico dell'imperatore Massimiliano I è stato inviato presso Enrico VIII d'Inghilterra per un incarico segreto. Muovendosi tra l'Italia, la Francia e i Paesi Bassi ha esercitato svariate professioni. È stato teologo a corte di Carlo III di Savoia e medico per la regina madre di Francia, Luisa di Savoia. È stato, inoltre, archivista e storico sotto incarico di Carlo V per volere della madre di questi, Margherita d'Asburgo. Nell'epidemia del 1529, nella città di Anversa, ha curato i malati mentre gli altri medici abbandovano la città.
Nei suoi molti viaggi si è spostato dalla Germania alla Spagna, nelle isole Baleari e in Sardegna. É stato in importanti centri culturali quali Napoli, Lione ed Avignone. Al seguito di Massimiliano I, Agrippa è in Nord Italia, dove partecipa come teologo al concilio di Pisa del 1512 e, successivamente, insegna a Pavia commentando il Pimandro. Più volte accusato dall'Inquisizione per le sue idee, ha ricevuto l'accusa di eretico giudaizzante dal francescano Jean Catilenet per essersi rifatto alla Cabala ebraica nelle sue spiegazioni del De Verbo mirifico. Poi, di nuovo, dal domenicano Nicola Savini per aver difeso una giovane donna indagata per stragoneria nel paesino di Woippy. Infine, per la pubblicazione di De incertitudine, in cui condannava aspramente il clero e varie cerimonie, oltre che alla venerazione delle immagini e all'esaltazione di Lutero come invitcus ereticus. Viene, infatti, imprigionato nel 1535 a Lione e l'opera data alle fiamme. Tuttavia viene messo in libertà poco dopo, ma, ormai in debiti economici, si stabilisce a Grenoble, dove muore pochi mesi dopo.
Tra le sue opere più importanti si ricordano, oltre alla più famosa De occulta philosophia, anche il De nobilitate et praeecelentia foeminei sexus, in lode di Margherita d'Asburgo e in difesa delle donne, è stato considerato un testo di femminismo antelitteram; Caroli V coronationis historia, pubblicato nel 1530 ad Anversa per celebrare l'incoronazione di Carlo V. Il De incertitudine et vanitate scientiarum et artium et excellentia Verbi Dei declamatio che gli costò la prigione. Infine il Dehortatio gentilis theologiae, De originali peccato e Regimen adversus pestilentiam.